Leggere in classe per aprirsi alla relazione con l’altro

Spesso accade che della lettura si considerino prevalentemente gli aspetti legati alle capacità cognitive e al piano delle conoscenze, finendo con il trascurare la possibilità di arricchimento a livello di capacità comunicative, relazionali e di crescita.


Negli ultimi anni sono aumentate le proposte editoriali rivolte all’infanzia, sintomo di una nascente consapevolezza circa la necessità di narrative di qualità per bambini e ragazzi. Questa situazione genera potenzialità che si traslano in ambito scolastico, fornendo ai docenti l’opportunità di arricchire l’azione didattica con la pratica della lettura, portatrice di diversi valori: primo fra tutti quello relazionale.  Leggere non coincide con un solo tipo di esperienza: a scuola come in altri ambienti le forme del libro si legano a diverse modalità di lettura. Si legge individualmente, in silenzio o ad alta voce; o collettivamente e anche in questo caso il ritmo può essere spedito, senza interruzioni, o frammentarsi con domande e commenti da parte dell’adulto come del bambino. La pluralità di esperienze ben si coniuga alla pratica educativa in quanto portatrice di nuovi significati che finiscono con il popolare la rete di senso che progressivamente gli studenti costruiscono intorno a loro stessi. La lettura, con le sue innumerevoli potenzialità, si rivela funzionale alla costruzione di un clima di classe positivo e di relazioni significative. Questa affermazione, ben nota a docenti, educatori e genitori, può sembrare ridondante; ma come tutto ciò che si considera ormai assodato rischia di generare sguardi fugaci su una questione che invece è degna di attenzione. Spesso accade che della lettura si considerino prevalentemente gli aspetti legati alle capacità cognitive e al piano delle conoscenze, finendo con il trascurare la possibilità di arricchimento a livello di capacità comunicative, relazionali e di crescita.
In primo luogo, c’è un prerequisito fondamentale per la lettura: l’ascolto. Prerequisito, questo, proprio non solo del leggere ma di ogni relazione autentica. L’atto del leggere induce a mettersi in ascolto di quanto viene narrato, a fare silenzio e a porre la propria attenzione verso l’oggetto libro o verso chi si fa mediatore di quest’ultimo. Nella lettura ad alta voce svolta dall’insegnante, in grado di raggiungere fin dai primi anni coloro che ancora non posseggono la capacità di leggere, l’alunno è educato a un ascolto attivo con cui impara a riconoscere l’altro come differente da sé eppure meritevole di riconoscimento. E quando è il bambino a leggere? Il gruppo classe è chiamato al rispetto di chi espone, comunicando attenzione partecipata e dignità di esprimersi.
L’ascolto è concatenato a un altro aspetto, legato tanto alla lettura quanto alla dimensione relazionale: la condivisione. Insegnante e alunni condividono e vivono esperienze. La lettura genera risate, perplessità, dubbi: questioni aperte che la relazione educativa aiuta a sciogliere. Nell’ambito rassicurante e mediato dalla figura dell’adulto gli studenti si sentono liberi di muovere obiezioni e domande di senso. Non solo, le questioni si inseriscono in un contesto con opportune distanze di sicurezza: il bambino può chiedere che si ricominci da capo, che si salti una parte, che se ne rilegga più e più volte un’altra. È essenziale che l’insegnante conosca il panorama vastissimo della produzione di libri per bambini e ragazzi per essere in grado di proporre testi correlati all’età, ai bisogni e alle esigenze degli alunni; senza una scelta di qualità risulta difficile instaurare con la lettura una relazione significativa.
Dedicare del tempo alla lettura in classe, proponendo interventi di qualità e ben inseriti in una programmazione che li comprenda in modo sistematico è innegabile che sia impegnativo per il docente. Sono richieste capacità comunicative, tempo, volontà di curare le proprie modalità di lettura e aggiornamenti. Compiere questa scelta, però, è un investimento in termini di benessere per la propria classe, che dovrebbe considerarsi una priorità di ogni intervento educativo.
Concludendo, è esplicativo un pensiero di Antonella Capetti espresso in A scuola con gli albi:
“Un bambino a cui si leggono libri con costanza, continuità e passione, non è detto sviluppi automaticamente amore per la lettura. Ma un bambino che ha la fortuna di avere accanto un adulto che legge per lui guadagnerà uno sguardo attento, una mente pronta, una buona capacità di ascoltare e ragionare, una viva attenzione ai particolari, un linguaggio articolato, un lessico ricco, e, su tutto, la capacità di vedere le cose da molteplici punti di vista, e da molteplici punti di vista riflettere su di esse.”

Cristina Fioravanti,
Laureanda in Scienze della Formazione Primaria 
Università degli Studi di Roma Tre.


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